Un’autoproduzione sulla storia dell’antifascismo libertario per il 25 aprile
È fresca di stampa una produzione dell’Archivio storico della Fai, delle Cucine del popolo di Massenzatico e delle edizioni Bruno Alpini.
Per riceverla bisogna scrivere a bruno.alpini@libero.it
Essa raccoglie per la prima volta diversi articoli riguardo agli anarchici nelle isole del confino fascista, le loro vicende e le loro lotte, scritti da Ugo Fedeli per il periodico italoamericano “L’Adunata dei Refrattari” tra il 1960 e il 1961.
Fedeli (1898-1964) è stata un’importante figura di militante, di storico e di archivista dell’anarchismo internazionale, la cui vita è tutta strettamente legata a un’altra militante milanese di primo piano, Clelia Premoli. Disertore della prima guerra mondiale, attivo nel biennio rosso, l’avvento del fascismo lo vede già da tempo “di terra in terra” attraverso l’Europa: Russia, Germania, Francia. Sodale di Luigi Fabbri, ne condivide l’esilio prima a Parigi e poi a Montevideo. A metà anni Trenta è deportato in Italia, arrestato e costretto ripetutamente al confino, fino alla Liberazione dal nazifascismo. Nel dopoguerra è prima segretario e poi membro della Commissione di corrispondenza della Fai, a inizio anni Cinquanta si trasferisce, sempre insieme a Clelia, nel Canavese e comincia a lavorare come bibliotecario presso la Olivetti, luogo di approdo per diversi libertari in quella fase. La sua militanza va di pari passo con molteplici studi storici sull’anarchismo, di cui si può considerare pioniere in Italia, e con la raccolta di libri, periodici e documenti che compongono un archivio davvero prezioso, acquisito dopo la sua morte dall’Istituto di storia sociale di Amsterdam e lì oggi a disposizione dei ricercatori.
Il libro analizza le vicende al confino degli anarchici, secondo gruppo per numero dopo i comunisti. Esso denuncia le vessazioni della milizia e dei carabinieri, ma – fatto più importante – getta luce sulle forme organizzative e di resistenza che i libertari si danno, così come sulle numerose lotte contro le imposizioni del regime e per i propri diritti che essi portano avanti. Ecco cosa scrive di ciò Fedeli, dopo avere rimarcato la ferocia e la mentalità retriva delle guardie:
“Anche i confinati però erano duri. Vi erano dignità e fermezza, e contro la fermezza dei confinati ministero e direzione batterono dei colpi feroci che costarono lunghi mesi di carcere, così a Ponza nel 1933 e nel 1935. Così a Tremiti, quando ad esempio si tentò di imporre il saluto romano obbligatorio, e i confinati, in grandissima parte anarchici, preferirono andare in prigione per un anno, piuttosto che cedere […]. Ogni violenza e ogni nuovo arresto suscitavano sempre più vivo e profondo il legame di solidarietà che univa tutti, e una acuta sensibilità portava tutti questi uomini obbligati a vivere su uno scoglio, nonostante le differenze ideali e di metodo di lotta e di azione, gli uni a difendere gli altri, perché così facendo ognuno sapeva di difendere anche se stesso e la propria dignità, il principio di libertà e di giustizia che li animava.”
Questo, invece, l’indice, per capire meglio ciò che si trova nel testo: “In lotta contro il fascismo – Uomini e partiti – Le Mense, lo studio e loro ruolo politico – Agitazioni dei confinati – Ultimi mesi a Ventotene – Figure di anarchici confinati”.
Completano le pubblicazione un’introduzione di Antonio Senta – che a Ugo Fedeli e alle sue attività militanti e storiche ha dedicato molti studi, tra cui il libro A testa alta! edito da Zero in Condotta nel 2012, e che ha inventariato l’archivio Fedeli presso l’Istituto di storia sociale di Amsterdam – e una prefazione di Franco Schirone, al quale si deve gran parte di questo lavoro, avendo egli avuto l’idea di raccogliere per la prima volta in volume questi articoli e profuso l’impegno di trascriverli.
Infine, impreziosisce la pubblicazione una cartolina a colori con la riproduzione di un dipinto di Ernesto Rossi eseguito a Ventotene nel 1940 che raffigura i confinati, tra i quali diversi anarchici, in due scene: “la passeggiata” per l’isola e “il brindisi”, cioè la mensa di Giustizia e Libertà.
A. Soto